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ROV. BREAST UNIT IN VENETO: UNA RETE VIRTUOSA CON RISULTATI DI RIFERIMENTO PER TUTTA ITALIA

ROV. BREAST UNIT IN VENETO: UNA RETE VIRTUOSA CON RISULTATI DI RIFERIMENTO PER TUTTA ITALIA
Prevenzione e cura, Comunicati stampa, Iniziative

Proprio in occasione della Festa della Donna dell’8 marzo, il mondo della sanità si è ritrovato all’Ospedale dell’Angelo di Mestre per fare il punto sulla salute delle donne e sulla rete regionale delle Breast Unit.

L’opportunità è stata resa possibile dall’evento ““Tumore al seno & Breast Unit in Veneto”, promosso nei giorni scorsi da Europa Donna Italia, in collaborazione con l’Assessorato alla Salute della Regione Veneto e con il coordinamento della Rete Oncologica Veneta (ROV). Il simposio ha visto la partecipazione di clinici ed associazioni femminili, realtà delle pazienti e del volontariato e rappresentanti delle politiche sanitarie nazionali (dal Ministero della Salute all’Agenas), tutti concentrati sul contrasto del “big killer” femminile. «È utile ricordare – ha sottolineato nella sua introduzione Patrizia Simionato, direttore generale dell’IStituto Oncologico Veneto-IRCCS, che è sede della ROV – che nel 2003, l’Unione Europea ha invitato gli Stati membri a riconoscere la lotta contro il cancro al seno come una priorità della politica sanitaria e a sviluppare una rete di centri di senologia dedicati, certificati e multidisciplinari. Successivamente, nel corso del 2006, il Parlamento Europeo ha invitato gli Stati membri a garantire entro il 2016, la creazione a livello nazionale di Unità di Senologia multidisciplinari, le cosiddette Breast Unit, secondo i predetti requisiti. Ebbene: il Veneto ha istituito con Deliberazione della Giunta Regionale n. 1173/2014, la Rete regionale dei Centri di Senologia (Breast Unit), una delle primissime nel nostro Paese: oggi noi desideriamo proprio fare il punto sulle attività e sui risultati resi possibili da questa Rete, che è una delle nostre eccellenze regionali».

Il cancro al seno rimane il big killer per le donne di tutto il mondo. I dati OMS (World Cancer Today) indicano 521.907 decessi nel mondo nel 2012 (ultimi dati aggregati disponibili). In Italia (dati 2015) il carcinoma mammario presenta circa 46mila nuovi casi, che vengono seguiti dai 136 centri senologici variamente attivi nella Penisola. Ma purtroppo non tutte le Regioni presentano una “rete senologica formalizzata”, deliberata con apposita legge regionale, omogenea e basata su indicatori di assistenza e performace aggiornati e affidabili. Ad oggi una rete senologica strutturata è presente attualmente in sole 10 regioni “virtuose”, dove PDTA e network tra centri “hub and spoke” sono riferimento chiaro per clinici, strutture e cittadini.

Tra queste regioni “virtuose” c’è il Veneto, che è stata (come confermato da Agenas e da Europa Donna Italia) una delle regioni apripista di un approccio organico e complesso, nella logica “hub and spoke”, esattamente nello spirito richiesto dal Parlamento Europeo e dalla comunità medico-scientifica internazionale.

Nel territorio regionale veneto i numeri indicano 4660 nuovi casi diagnosticati nel 2015 (incidenza nella norma percentuale del nostro Paese), con un trend di sopravvivenza – come presentato da Manuel Zorzi (Registro regionale dei tumori) – in decisa e confortante crescita. Non a caso la nostra regione si posiziona in un livello di primato per quanto riguarda la sopravvivenza a 5 anni di donne con diagnosi di carcinoma mammario: una ricerca pubblicata sul prestigoso Lancet (una delle riviste internazionali di assoluto riferimento per gli studi medico-scientifici) posiziona addirittura il Veneto in Europa al terzo posto, subito dopo la Francia e la Finlandia, per sopravvivenza di pazienti con questa naoplasia (sopra la media nazionale e ben sopra Paesi unanimemente considerati virtuosi come la Svezia, la Svizzera, l’Olanda e la Germania).

«Ormai sappiamo con certezza che i dati positivi in termini di sopravvivenza sono possibili laddove prevenzione, screening, precocità della diagnosi, qualità delle cure e dell’assistenza basata su indicatori certi e verificati sono elementi di un’azione sanitaria ben coordinata e ben governata» ha detto Pierfranco Conte (direttore di Oncologia Medica 2 presso lo IOV e coordinatore della Rete oncologica Veneta).

La capacità di lavorare in rete dei centri senologici regionali è uno degli elementi in grado di fare la differenza laddove serve tempestività ed alta qualità, e questo è quanto è stato dimostrato dalle breast unit del Veneto che durante il workshop di Mestre hanno presentato la sintesi delle loro attività con Paolo Burelli (Treviso), Francesca Caumo (Verona), PierFranco Conte (Padova), Graziano Meneghini (Arzignano – VI), Stefania Montemezzi (Verona), Gianfranco Mora (Castefranco Veneto) e Guido Papaccio (Venezia- Mestre). Elemento essenziale e fondante dei centri hub e della rete di Breast Unit è la vastità delle competenze multidisciplinari che operano nei centri di senologia (chirurgo senologo, radiologo, oncologo medico, radioterapista, case manager e data manager, genetista, medico nucleare, psiconcologo, anatomo patologo, chirurgo plastico, specialista in medicina fisica e riabilitazione, fisioterapista). «Il tutto – come ha avuto modo di dire Corrado Tinterri, senologo dell’Humanitas di Milano e Membro del Gruppo di lavoro del Ministero della Salute per il coordinamento e l’implementazione della Rete dei Centri di senologia – generando una capacità di risposta al paziente che può ormai essere un modello operativo esportabile anche in altre aree terapeutiche».

Concludendo il simposio, Rosanna D’Antona (Presidente di Europa Donna Italia), ha affermato: «Siamo soddisfatte perché questa giornata è stato un bell’esempio di sinergia tra le Associazioni di volontariato(Andos, Avapo, Cuore di Donna, Insieme per mano, Lilt e Volontà di vivere) le Istituzioni e i Coordinatori delle Breast Unit. Abbiamo passato in rassegna, in un clima di massima collaborazione, tutto quanto è stato fatto in termini di diagnosi e cura del tumore al seno e tutto quanto resta da fare in Italia: il completamento della rete delle Breast Unit con l’individuazione dei centri spoke, l’accompagnamento della donna nel percorso tra le diverse strutture, la presenza dell’Associazione in ogni centro e l’ampliamento della fascia d’età dello screening mammografico».

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