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SI APRE A CHICAGO IL CONGRESSO AMERICANO DI ONCOLOGIA: LE RELAZIONI DEGLI ESPERTI IOV SUL “FARSI CARICO DEI PAZIENTI”

SI APRE A CHICAGO IL CONGRESSO AMERICANO DI ONCOLOGIA: LE RELAZIONI DEGLI ESPERTI IOV SUL “FARSI CARICO DEI PAZIENTI”
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“Farsi carico di ogni paziente. Imparare da ogni paziente”: con questo titolo significativo (“Caring for Every Patient, Learning from Every Patient”) si apre domani a Chicago il Meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO, 31 maggio-4 giugno), evento centrale dell’oncologia mondiale che richiama nella metropoli nordamericana oltre 40mila specialisti di settore.

Gli oncologi dello IOV – come negli anni scorsi – saranno presenti all’evento con una serie di relazioni, presentazioni e poster che sono stati giudicati dal Comitato scientifico ASCO come eccellenze meritevoli di condivisione e comunicazione proprio seguendo l’indicazione chiara del titolo dell’evento. «Il tema di ASCO di quest’anno ci tocca da vicino, proprio per l’aspetto di attenzione alla persona ed al paziente che contraddistingue tutta la nostra attività – dice Giorgio Roberti, Direttore Generale dello IOV-IRCCS – Siamo orgogliosi dei tanti oncologi del nostro Istituto che intervengono nei prossimi giorni al più importante evento mondiale dell’oncologia, perché sono in grado di mostrare come da noi sia importante la singola persona, il singolo paziente: con le loro relazioni i nostri esperti offriranno una visione chiara del grado sempre più avanzato di trasformazione in cure dei risultati della ricerca sviluppata presso lo IOV».

All’ASCO edizione 2019 interverranno tra gli altri Giuseppe Lombardi (specialista neoplasie cerebrali, Oncologia 1) come primo autore di due studi nei quali è presente anche Vittorina Zagonel (direttore Oncologia 1): “Pembrolizumab in recurrent high-grade glioma patients with mismatch repair deficiency: An observational study” (2 giugno) in cui viene presentata per la prima volta al mondo l’analisi di efficacia dell’immunoterapia in pazienti con tumori gliali di alto grado con deficit di mismatch repair, mutazione che si è dimostrata predittiva di efficacia dell’immunoterapia in altri tipi di tumori; e poi “Health-related quality of life evaluation in the REGOMA trial: A randomized, phase II clinical trial analyzing regorafenib activity in relapsed glioblastoma patients”, relazione in cui vengono presentati i dati della qualità di vita in pazienti arruolati nel protocollo REGOMA, uno studio IOV che ha visto come un farmaco particolarmente avanzato (il regorafenib) possa aumentare la sopravvivenza in pazienti con recidiva di glioblastoma rispetto al trattamento standard.

Nell’ambito del melanoma, lo IOV è l’unico centro a rappresentare l’Italia fra gli autori di un rilevante studio internazionale a cui hanno partecipato diversi gruppi europei australiani e statunitensi (“Five Year analysis of Dabrafenib olus trametini. In patients with BRAF V600 mutant unresectable of metastatic melanoma”): il responsabile dell’Oncologia del melanoma dell’Istituto, Vanna Chiarion Sileni, è tra gli autori di prestigio di questo lavoro la cui presentazione è prevista a Chicago per il 4 giugno mentre, sempre nello stesso giorno, lo studio verrà pubblicato sul New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste medico-scientifiche internazionali.

Il direttore di Oncologia 2, Pierfranco Conte, presenterà il 2 giugno il poster “PAM50-HER2 enriched subtype as an indipendent prognostic factor in early stage HER2+ breast cancer following adjuvant chemotherapy plus trastuzumab in the ShortHER trial”: con questa relazione il prof Conte prosegue il suo lavoro sullo ShortHER trial, uno studio indipendente che ha avuto enorme eco nella comunità oncologica perché punta a comprendere la possibilità di abbreviare i trattamenti verso le pazienti con carcinoma mammario.

Un team tutto veneto, con primi autori Marco Maruzzo e Umberto Basso (specialisti in neoplasie urogenitali, Oncologia 1) presenterà a Chicago un lavoro sul rapporto tra neutrofili e linfociti, tra tossicità ed outcome oncologici nei pazienti con neoplasie urogenitali trattati (“Does neutrophil to lymphocyte ratio correlate with toxicities and outcome of patients with genitourinary cancers treated with checkpoint inhibitors?”), mentre Letizia Procaccio (neoplasie colorettali, Oncologia 1) è primo autore dell’abstract intitolato “Role of the oncological-multidimensional prognostic index in older patients with metastatic colorectal cancer treated in a real-world setting”, uno studio su pazienti particolarmente fragili (come i pazienti anziani) previsto per il 3 giugno.

Nell’ambito del mesotelioma, Giulia Pasello (specialista neoplasie polmonari; Oncologia 2) è tra i primi firmatari dello studio multicentrico italiano “Malignant pleural mesothelioma (MPM) genomic profile in the randomized phase II RAMES Study” mentre, per finire, Arcangela De Nicolo (ricercatrice nel Programma di Genomica del cancro dello IOV) presenterà un lavoro su una sindrome rara, Dicer1 (“Gaining insights into the DICER1 syndrome: An early report from the Italian DICER1 registry”, 3 giugno), che conduce allo sviluppo di neoplasie che possono essere localizzate primariamente ai polmoni (Pleuropulmonary Blastoma), ma anche alla tiroide, alle reni, all’ovaio. Tutti studi accettati da ASCO perché in grado – nelle diversità di metodo o di ambito di neoplasia – di mostrare un approccio di particolare attenzione ai bisogni di salute e qualità della vita espressi dai pazienti.

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