stemmacolore
Cerca

Tumore del polmone

Tumore del polmone

Attualmente in Italia si effettuano ogni anno circa 40 mila nuove diagnosi di tumore del polmone, il 30 per cento delle quali in persone di sesso femminile. Complessivamente quelle al polmone costituiscono l’11 per cento circa di tutte le nuove diagnosi di tumore (il 15 per cento di quelle effettuate nei maschi e il 6 per cento di quelle nelle femmine). Si calcola che un uomo su 9 e una donna su 37 sviluppi un tumore del polmone nel corso della vita.

Il principale fattore di rischio di questa neoplasia è il fumo di sigaretta. Non a caso, negli ultimi anni si è registrata una diminuzione, sia pure modesta, dell’incidenza della malattia negli uomini, associata a un’altrettanto modesta riduzione dell’abitudine al fumo (-5,2 per cento/anno in tempi recenti). A questa tendenza fa però riscontro un aumento dei nuovi casi tra le donne (+2,7 per cento/anno) in relazione all’accresciuta abitudine al fumo nel sesso femminile.

Per dimensioni, forma e distribuzione delle cellule tumorali si distinguono due principali gruppi di tumori al polmone:

  • i carcinomi a piccole cellule, che costituiscono circa il 15 per cento di tutti i carcinomi del polmone;
  • i carcinomi non a piccole cellule (in particolare: adenocarcinoma, carcinoma a cellule squamose e carcinoma a grandi cellule) che rappresentano circa l’85 per cento di tutti i casi.

Ciascuno di questi due gruppi origina da diversi tipi di cellule polmonari, e ciascuno cresce e si diffonde in modi diversi. Di conseguenza, variano anche i trattamenti ad essi associati.

Prevenzione

La principale forma di prevenzione del tumore al polmone è l’astensione dal fumo di sigaretta.

Il fumo attivo rappresenta, infatti, il principale fattore di rischio per l’insorgenza di tumore del polmone, e ne è la causa in circa l’80 per cento dei casi. La probabilità di sviluppare la malattia è più alta di 14 volte nei fumatori rispetto ai non fumatori e aumenta fino a 20 volte in chi consuma oltre 20 sigarette al giorno. II fumo passivo è associato a un aumento del rischio di sviluppare questo tumore di circa il 30 per cento.

Altri possibili fattori di rischio sono: inquinamento atmosferico, esposizione ad amianto e ad altre sostanze chimiche, malattie polmonari croniche.

Non esiste, attualmente, uno strumento di screening utilizzato per la diagnosi precoce del carcinoma polmonare.

Sintomi

I sintomi più comuni presenti al momento della diagnosi di tumore del polmone sono:

  • tosse, talora con espettorato anche striato di sangue;
  • mancanza di respiro;
  • dolore toracico;

Altri segni/sintomi meno specifici, che possono essere comuni anche ad altri tumori sono: stanchezza; calo di peso con o senza riduzione dell’appetito e dell’introito di cibo; febbre. Ulteriori sintomi possono essere correlati al coinvolgimento, da parte del tumore, di altri organi, come ossa, cervello e fegato.

Diagnosi

Nel sospetto di un tumore del polmone gli esami più frequentemente richiesti per di stabilire lo stadio, cioè l’estensione della malattia, sono:

  • tomografia assiale computerizzata (TAC) completa di torace e addome con mezzo di contrasto iodato (MdC);
  • PET/TAC, da riservarsi a casi particolari;
  • TAC cerebrale con MdC e scintigrafia ossea sono richiesti in caso di specifico sospetto clinico.

Per stabilire la diagnosi, ovvero lo specifico tipo di tumore, e conseguentemente il programma terapeutico più adeguato, i pazienti possono essere sottoposti a procedure quali:

  • broncoscopia con biopsia
  • biopsia TAC-guidata
  • biopsia ecoguidata
  • intervento chirurgico mini-invasivo a livello toracico (toracoscopia) o della regione tra i due polmoni chiamata mediastino (mediastinoscopia).

Cura

La terapia del tumore al polmone è stabilita da un gruppo multidisciplinare costituito da medico oncologo, chirurgo toracico, radioterapista e pneumologo che insieme valutano le caratteristiche del paziente e del tumore.

I medici decideranno il tipo di trattamento considerando in primo luogo lo stadio, ovvero le dimensioni del tumore, il coinvolgimento dei linfonodi di torace e collo, e la presenza di eventuali metastasi in organi distanti dal polmone. Negli stadi più limitati di malattia, quando il tumore coinvolge solo il polmone e i linfonodi del torace, i pazienti possono essere curati con chirurgia o radioterapia, integrate in alcune situazioni dalla chemioterapia.

A causa dell’assenza di uno strumento per la diagnosi precoce del tumore e della comparsa spesso tardiva dei sintomi, la maggior parte dei tumori al polmone è diagnosticata in stadio avanzato, ovvero in presenza di metastasi in organi distanti dal polmone, e come tale il trattamento della maggior parte dei pazienti è la chemioterapia. Questa è somministrata con una flebo di qualche ora da ripetersi con cadenza settimanale o trisettimanale.

Chemioterapia

La chemioterapia serve a curare i sintomi correlati alla presenza del tumore, conseguentemente a migliorare la qualità della vita e a prolungare la sopravvivenza. Il tipo di farmaci chemioterapici è scelto dal medico oncologo in base alle caratteristiche del paziente (età, malattie associate, condizioni generali) e del tessuto tumorale – carcinoma non a piccole cellule o carcinoma a piccole cellule – ottenuto dopo la biopsia. I possibili effetti collaterali della chemioterapia possono essere diversi in ciascun paziente. Prima dell’inizio della terapia l’oncologo segnalerà i possibili effetti collaterali del trattamento e fornirà le indicazioni sui farmaci da utilizzare a domicilio in caso di bisogno, così come sui comportamenti da tenere per ridurre i rischi.

Terapie innovative

Il miglioramento delle conoscenze sulla biologia delle neoplasie polmonari e delle metodiche di diagnostica molecolare ha consentito di individuare, nel DNA delle cellule tumorali di alcuni tumori del polmone, la presenza di specifiche mutazioni che rappresentano il bersaglio di farmaci antitumorali. Si tratta delle mutazioni del gene EGFR e del “riarrangiamento” del gene ALK, presenti rispettivamente in circa il 15 e il 5 per cento delle neoplasie non a piccole cellule del polmone. Entrambe queste alterazioni molecolari sono più frequenti nei pazienti non fumatori o ex fumatori, e la loro ricerca è da considerarsi parte integrante della diagnostica in alcuni tipi di tumore del polmone.

I farmaci a bersaglio molecolare hanno effetti collaterali diversi dalla chemioterapia, perché diverso è il loro meccanismo di azione: questi farmaci non colpiscono la maggior parte delle cellule normali del nostro organismo, ma solo uno specifico recettore sulla superficie o all’interno della cellula tumorale, che rappresenta la “miccia” che accende il tumore e che gli consente di crescere. Gli ultimi progressi della ricerca hanno portato allo sviluppo dell’immunoterapia anche nel tumore del polmone. I farmaci immunoterapici sono anticorpi in grado di risvegliare il sistema immunitario del paziente, portandolo a riconoscere e distruggere le cellule tumorali. Questo tipo di terapia è attualmente approvata nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio metastatico come singolo trattamento o in associazione a chemioterapia, a seconda dei livelli di espressione del marcatore PD-L1 sulle cellule tumorali; e nello stadio localmente avanzato come consolidamento dopo chemio-radioterapia.

Radioterapia

La radioterapia è un trattamento che si esegue dall’esterno tramite un’apparecchiatura, l’acceleratore lineare, che produce radiazioni X di alta energia che vengono indirizzate al volume da trattare. Lo scopo principale è quello di ottenere il migliore controllo locale della malattia, con il massimo risparmio dei tessuti sani circostanti. La tecnica utilizzata può essere la “conformazionale 3D” o quella a “intensità modulata” e viene scelta dal medico radioterapista in base alle caratteristiche del paziente e della malattia.

I principali effetti collaterali possono essere precoci, in corso di trattamento, o tardivi. Tra gli effetti precoci, il più frequente è la disfagia, cioè la difficoltà di deglutizione, causata da irritazione dell’esofago. Questo problema si risolve spontaneamente una volta terminato il trattamento radioterapico. Fortunatamente meno frequente è la polmonite, che può comparire tra l’ultima settimana di trattamento e le successive quattro-sei settimane.

Follow-up

Il follow-up consiste in periodiche visite oncologiche di controllo eventualmente unite a esami strumentali (più comunemente TAC con mezzo di contrasto iodato) per il monitoraggio della malattia.
Nei pazienti con malattia in stadio precoce, i controlli sono previsti ogni 3-4 mesi nei primi due anni, ogni 6 mesi dal 2° al 5° anno e annualmente in seguito.
Nei pazienti con malattia in stadio avanzato, i controlli radiologici in corso di trattamento attivo sono usualmente effettuati ogni 3 mesi, ma alcune variazioni a questa tempistica possono essere applicate dallo specialista caso per caso a seconda della situazione clinica.

Torna in alto